Anna Danesi (source: legavolleyfemminile.it)

Una lunga, complicata estate in Nazionale: la VNL in giro per il mondo, un campionato Europeo concluso giù dal podio, la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi 2024 mancata di un soffio. E poi, quasi senza fermarsi, l’inizio di una nuova stagione con la maglia dell’Igor Gorgonzola Novara in serie A1.

Eppure Anna Danesi non ha mai mollato.

«Non nego che sia stato un anno difficile, sia dal punto di vista fisico che mentale. Trovare sempre nuovi stimoli per tornare in palestra e lavorare al meglio è uno degli aspetti più complessi della vita di un atleta. Mi aiuta molto che quest’anno a Novara sia cambiato l’allenatore e, con un coach come Lorenzo Bernardi, che ha vinto così tanto nella sua carriera, viene naturale provare a spingere di più, per dimostrare di poter far bene».

Sei vittorie nelle prime sei giornate di campionato. Poi la prima sconfitta, lo scorso weekend, contro l’Allianz Vero Volley Milano della grande ex Paola Egonu.

«Domenica non abbiamo vinto, e sicuramente abbiamo disputato un terribile primo set; però i successivi tre parziali ci siamo andate molto vicine. Non è il risultato che volevamo, ma non possiamo lamentarci della prestazione. Come dice Lorenzo, l’importante in ottica playoff è vincere 3 a 0 tutte le partite contro le squadre meno quotate. È un allenatore che fa tenere l’attenzione sempre alta a prescindere, e questo ci ha permesso di perdere appena un paio di set nei primi due mesi. Ci ha sicuramente aiutato anche il fatto che le nuove atlete si sono inserite nel gruppo davvero molto in fretta; i successi che abbiamo ottenuto sono da imputare anche a loro. Anne Buijs ad esempio è una persona buonissima, con tanta voglia di lavorare. Vita Akimova è un po’ più chiusa, un po’ “russa” nei modi di fare, ma pian piano si è sciolta anche con noi; lavora in modo eccezionale e si sta integrando alla grande».

Anna Danesi (source: legavolleyfemminile.it)

Impossibile, con Anna, non discutere di Nazionale al termine di un’estate azzurra che ha fatto scalpore. Durante la quale è parlato poco del campo e molto di ciò che ruotava intorno: le scelte dell’allenatore Davide Mazzanti, le senatrici non convocate, la gestione della stella Paola Egonu. Anna, di questo gruppo, è stata sicuramente una delle colonne e ci siamo fatti raccontare come ha vissuto questi mesi, con una prospettiva dall’interno dello spogliatoio.

«Una cosa che ci tengo a dire, innanzitutto, è che la VNL è stata davvero fantastica. Si tratta di una competizione molto faticosa, nella quale si sta un mese lontano da casa, quest’anno tra Hong Kong e Bangkok. Sono partita aspettandomi di vivere un’esperienza complicata. Invece con il gruppo, con lo staff, si è creata un’atmosfera splendida. A volte lo si dice per convenienza, invece assicuro che è stata così, a prescindere dal risultato finale».

«L’accoglienza in Thailandia è stata indimenticabile: la passione per la pallavolo, e non solo per le giocatrici thailandesi, è alle stelle. Mi sono trovata quasi in difficoltà con le persone che volevano regalarmi di tutto: patatine, burro di cacao, polipo essiccato. Ci tenevano molto e io non volevo offenderle. A una ragazza, che aveva il mio volto stampato su di un ventaglio, ho però voluto regalare io le mie scarpe. Un supporto come quello lo riceviamo raramente».

«Poi è arrivato l’Europeo, in cui puntavamo a vincere l’oro e invece non siamo salite nemmeno sul podio. A seguire il toreo di qualificazione olimpica, in cui abbiamo perso lo scontro decisivo con la Polonia. Non era la prima volta: ci è capitato al Mondiale 2022, che puntavamo a vincere, e anche alle Olimpiadi di Tokyo, in cui volevamo una medaglia e invece abbiamo fatto schifo. Non incolpo nessuno, nemmeno chi ci allenava, però non ci giro intorno: mi ha scocciato tantissimo lavorare così tanto, tutti i giorni, durante una marea di allenamenti, e poi per una ragione o per l’altra mancare sempre gli obiettivi. Alla lunga è davvero frustrante».

Ora alla guida della Nazionale c’è stato un cambio di rotta: Julio Velasco ha sostituito Davide Mazzanti. Cosa si augura Anna Danesi per la prossima stagione in azzurro?

«Non conosco Velasco, ma ne ho sempre sentito parlare bene. La speranza che ripongo in lui, e in noi, è alta, soprattutto venendo da un periodo difficile. Come sto facendo con Lorenzo, se Julio dovesse convocarmi mi divertirò a capire che allenatore è. Mi dicono sia bravissimo con le parole e io mi incanto facilmente, mi vengono i brividi ad ascoltare discorsi motivanti. Julio è poi stato l’allenatore della Generazione di Fenomeni della pallavolo maschile italiana e, sinceramente, penso che anche noi abbiamo il potenziale per esserlo: una Generazione di Fenomeni al femminile».

C’è qualcosa che ci terresti a dire al pubblico italiano in questo momento, e che magari ti sei tenuta dentro durante l’estate?

«Ci tengo a dire: credete in noi, come noi crediamo di poter vincere una medaglia olimpica. Perché quest’anno, purtroppo, ci siamo sentite un po’ abbandonate. Noi abbiamo perso, abbiamo mancato gli obiettivi, e ne siamo perfettamente consapevoli; non serviva ulteriormente affossarci. Sono una persona che evita di leggere i commenti sui social, so che è un fenomeno di questi tempi che non si può controllare, ma non nego che abbiamo sentito la pressione. E in un periodo no, quando ad esempio una compagna di squadra non gioca bene, personalmente non mi metto a ricordarle che fa schifo. Anzi, cerco di fare tutto il contrario. In vista della prossima estate ci piacerebbe ricevere un commento tipo “l’Italia è con voi”».

Anna Danesi (source: legavolleyfemminile.it)

Anna Danesi per due stagioni è stata la regina dei muri del campionato italiano, con il maggior numero di muri punto di tutta la Lega Pallavolo serie A femminile. Quest’anno ne ha già messi a segno 19 in 24 set disputati. Qual è il suo segreto?

«Io adoro cercare di capire cosa vuol fare il palleggiatore avversario, provare a entrare nella sua testa. Per me è la sfida più divertente, all’interno di una partita. A volte mi riesce, altre non ci capisco nulla. Diciamo che, per prima cosa, mi aiuta molto analizzare i video degli avversari, partendo dalle indicazioni che ci fornisce il nostro allenatore. Ad esempio se so che un alzatore tende a giocare ad esclusione, ovvero a non ridare la palla ad una sua attaccante che si è appena presa una murata, cerco di prepararmi in anticipo per muovermi dalla parte opposta. Se però mi accorgo che la palleggiatrice sta cambiando tattica rispetto a quanto abbiamo studiato, a un certo punto mi lascio guidare dall’intuito e mi fido dei miei piedi (in questo momento, forse anche grazie al nostro preparatore che viene dal mondo dell’atletica, mi sento molto veloce di piedi). Infine è importante per me valutare il momento del set o della partita in cui ci si trova. Ad esempio durante gli scambi decisivi so che il pallone, se dall’altra parte della rete c’è Paola Egonu, molto probabilmente andrà a lei. Ci sono delle volte che sbaglio alla grande le valutazioni, ma in quei casi ci pensa il mio libero Eleonora Fersino a risolvere tutto – ride -. È il bello del gioco di squadra».

Chi sono le attaccanti che ti dà più soddisfazione murare?

«Forse Tijana Boskovic, perché è mancina e ha delle traiettorie particolari. Melissa Vargas quest’estate è stata una gran bella sfida, perché nessuno riusciva a fermarla e allora ti viene il nervoso; quando finalmente riesci poi a prenderla è una gioia davvero difficile da descrivere. Paola Egonu invece non mi piace da murare perché ha un movimento molto strano: sembra magari voglia attaccare parallela invece passa diagonale. E poi, quando infine riesci a toccare un suo pallone, fa veramente male».

E invece chi sono, attualmente, le palleggiatrici più difficili da leggere?

«Asia Wolosz rimane la prima per me, la più illeggibile, anche se dovessi mettermi un mese a studiarla. Perché è molto neutra nei movimenti, con il corpo non dà alcun segnale che permetta di capire dove abbia intenzione di alzare; il suo è tutto un lavoro di polsi. Anche Maja Ognjenovic è un fenomeno, ma in questo momento gioca in squadra con opposti (Boskovic in Nazionale e Antropova a Scandicci) che preferiscono attaccare una palla un po’ più alta e morbida, che quindi ti permette di arrivare a raddoppiare il muro con un po’ più di comodità».

«Il muro è una sfida nella sfida – conclude -. Resta il fondamentale della pallavolo che, in assoluto, mi piace di più».