Malinov

Il viaggio di un atleta non è mai lineare. È spesso fatto di salite e discese, a volte lente e costanti, altre ripide e vertiginose. E poi straordinari momenti di luce si alternano ad istanti di profondo buio, spesso lontano dagli occhi dei riflettori.

Il percorso di Ofelia Malinov è uno dei più curiosi della pallavolo italiana dell’ultimo decennio.

Dopo un solido percorso nelle Nazionali giovanili, nell’estate del 2018 arriva la sua definitiva esplosione al grande pubblico: anche grazie ai suoi palleggi, una giovanissima Italvolley femminile, dall’età media di appena 23 anni, conquista la finalissima dei Mondiali, che perderà poi solo al tie break contro la Serbia.

Ofelia viene premiata come Miglior Palleggiatrice della competizione intercontinentale e le speranze della Nazione sono alte. Nel 2021, con lei in campo, la rappresentativa azzurra si laurea Campione d’Europa, proprio in casa della Serbia, vendicando la sconfitta di tre anni prima.

Poi però arrivano delusioni alle Olimpiadi di Tokyo e ai successivi Mondiali 2022. Nel frattempo, Ofelia scivola fuori dalla Nazionale. Questo esser messa in secondo piano le ha causato un periodo di grandi dubbi su sé stessa e le sue qualità, che si è riflettuto anche nella stagione con i club: ha dovuto lasciare la Savino Del Bene Scandicci, dopo cinque stagioni insieme.

Oggi, infine, sembra aver ritrovato grinta ed entusiasmo con la nuova maglia della Reale Mutua Fenera Chieri ’76.

Come le sta andando questa nuova avventura?

«Molto bene – risponde -. Sono molto contenta qui a Chieri. Penso che stiamo crescendo tanto, sia come squadra che individualmente. Mi serviva davvero ritrovare continuità e serenità. Dopo le prime quattro squadre del campionato (Conegliano, Novara, Scandicci e Milano) che sicuramente hanno qualcosa in più, ci siamo noi. Abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutti; vediamo per quanto tempo potremo tenere questo livello di gioco così alto».

Chieri, un po’ a sorpresa, ha appena ottenuto la qualificazione alla Final Four di Coppa Italia Frecciarossa che si disputerà nel weekend del 17-18 febbraio. Lo ha fatto eliminando la Igor Gorgonzola Novara, una delle favorite.

«Siamo un gruppo che sta molto bene insieme – continua Ofelia – questo elemento è già tanta roba. A livello tecnico, penso che nel fondamentale di muro / difesa stiamo funzionando alla grande e possiamo migliorare ancora molto. Un punto che è la nostra pecca, a volte, è la fase di ricezione e cambio palla. Se riusciamo ad alzare un po’ i numeri in questo fondamentale, possiamo davvero divertirci molto».

Malinov Chieri

Il tuo rapporto con la pallavolo, una storia lunga una vita, ultimamente è stato complicato. Come ti ci trovi ora? Ci vai d’accordo?

«Tutti pensiamo che certe cose non possano mai capitare proprio a noi. Le sottovalutiamo, gli diamo poca importanza. Io poi mi sono reputata sempre forte caratterialmente; pensavo di essere in grado di passare sempre sopra di tutto. Ma, a forza di accumulare e accumulare, sono caduta in una sorta di buco nero. Non auguro a nessuno di passare momenti del genere, ma sono contenta di aver ritrovato la mia strada».

«È stato un anno in cui ho imparato a conoscermi meglio, ad ascoltare il mio corpo e i miei pensieri. Non è stato facile perché, quando non ti trovi bene con te stessa, quando non hai fiducia nelle tue possibilità, di conseguenza non riesci ad esprimerti in palestra. Sono però convinta che dai momenti brutti si possa uscire più forti; io ce l’ho davvero messa tutta. Ringrazio tutte le persone che mi sono state vicino in questo periodo, che hanno creduto in me, che mi hanno permesso di ritornare come e meglio di prima».

«In tutto ciò però non ho mai pensato di smettere. Giocare a pallavolo per me resta la cosa più bella del mondo: sono super competitiva e ho sempre voluto tornare. Dovevo solo capire come fare».

La pagina Wikipedia di Ofelia Malinov dice: due podi Mondiali, un Campionato Europeo e una Volley Nations League vinti. Un bottino niente male.

Oggi, a mente fredda, guardando a quel percorso con la Nazionale, come lo giudica? È più contenta dei traguardi raggiunti o frustrata da quelli che sono invece sfuggiti?

«Per come sono fatta io, penso sempre che le cose più importanti debbano ancora arrivare – risponde -. Mi sento di dire che sono felicissima dei risultati che abbiamo ottenuto; siamo un gruppo che è cresciuto insieme, aveva da sempre una grande voglia di vincere. Penso che il secondo posto al Mondiale 2018 non sia arrivato per caso. Per un gruppo giovane iniziare a vincere non è mai facile; noi ci siamo avvicinati a grandissimi obiettivi, ma penso che per il nostro valore avremmo potuto conquistare anche di più. La difficoltà è volersi andare a prendere un traguardo, voler raggiungere un risultato importante, ma senza giocare con la pressione di dover vincere per forza».

Ofelia Malinov

Si sono spesi fiumi di parole sulla Nazionale italiana femminile in questi anni; molto spesso senza sapere davvero cosa stesse succedendo nello spogliatoio. C’è qualcosa che ci terresti particolarmente a dire riguardo a quel gruppo, che magari ti sei tenuta un po’ dentro?

«Penso che in quel gruppo ci siano tante grosse individualità – spiega Ofelia -. Il valore in tutti i reparti è molto alto e credo si sia visto; forse, rispetto alle altre Nazionali, siamo una delle più complete. Però bisogna anche imparare a stare insieme senza sovrastarsi. La forza dev’essere il gruppo e non l’individualità. Per andare a vincere un’Olimpiade, ad esempio, tutte devono spingere nella stessa direzione. Quando lo senti, hai davvero quella carica in più; sai che ti stai allenando duramente per te, ma anche per la tua compagna, che ti supporta e aiuta. È splendido giocare così. Mi auguro di poterci ancora lavorare, in Nazionale oltre che nel mio club».

Il ruolo dell’allenatore impone di fare scelte, anche pesanti a volte, su giovani atlete. Nella tua esperienza c’è un modo giusto e uno sbagliato di fare queste scelte? Un modo più corretto per non pesare sulla salute mentale di ragazze e ragazzi?

«L’allenatore non soddisfa mai tutti quanti, dovrà sempre scegliere chi far giocare e chi lasciare a casa. Quello che ho capito negli anni, e che vorrei dire ai più giovani, è che il nostro valore non cambia per le scelte che fanno gli altri. Un allenatore magari prende una decisione in base ad una sua idea di gioco, oppure per un’idea di valori in cui non si rientra, ma non per questo vuol dire che noi atleti non valiamo. Bisogna imparare a farsi pesare meno i giudizi che non dipendono da sé stessi, ma solo dagli altri. Bisogna mettercela tutta per dimostrare il proprio valore, ma anche consapevoli che non si può piacere a tutti: a qualcuno piacerai di più, ad altri di meno. Serve sempre essere consapevoli dei propri punti di forza e punti deboli, ma non farsi buttare giù».