Luciano De Cecco Tokyo Bronze

Per l’Italia, l’Argentina richiama sempre belle sensazioni. Sarà l’enorme quantità di connazionali che nella Storia sono emigrati e posto le radici nel Paese, dando vita così alla più alta percentuale di cittadini italiani residenti all’estero. Sarà la cultura, anch’essa molto influenzata da quella italiana.

Saranno i grandi personaggi dello sport, che vuoi o non vuoi, sono legati a queste stesse radici, come il CT della nazionale femminile Julio Velasco, che ha appena riportato le Azzurre sul tetto del mondo dopo 23 anni con la vittoria del Mondiale in Thailandia.

Tra i grandi nomi della pallavolo argentina, legati anche all’Italia, non può non esserci quello del capitano della nazionale albiceleste, regista, anima e leggenda di questo sport: Luciano De Cecco. Dopo quasi vent’anni di nazionale e una carriera d’eccellenza anche in SuperLega, il 37enne arriva ai Mondiali nelle Filippine per il probabile ultimo ballo con la nazionale.

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La svolta di un ragazzo di Santa Fe

I legami con l’Italia iniziano già dalla sua nascita: 2 giugno 1988, Santa Fe, quasi 500 chilometri a nord di Buenos Aires, accanto al fiume Paranà. La famiglia De Cecco è fatta di sportivi, primo su tutti il padre Ricardo, ex cestita professionista che ha militato nella Liga National, la Serie A del Paese, per poi diventare allenatore. Da qui il piccolo Luciano viene accompagnato nel mondo della pallacanestro, fino a lasciare casa all’età di 13 anni dopo aver firmato il primo giovanile nella provincia.

Le cose cambiano quando nel maggio del 2003 un’alluvione colpisce Santa Fe, causando 40 morti e più di 50 mila sfollati. Luciano è costretto a tornare dalla famiglia, ma il suo successivo rientro con la squadra viene bloccato per problemi burocratici e logistici, portando il ragazzo ad abbondare la pallacanestro. Privato di uno sport, decide di provarne un altro, dando così inizio alla sua carriera nella pallavolo.

Un talento che cresce subito, perché a 18 anni viene notato dalla nazionale maggiore, e nel 2006 parte con la selezione argentina in Giappone per i Mondiali. Solo un anno dopo arriva il grande salto oltre l’Oceano, con destinazione la Serie A1 per giocare con la Gabeca di Monza. La prima esperienza importante di una carriera in ascesa che lo ha portato poi a vincere in Italia con Perugia e con Civitanova.

Vent’anni di albiceleste

Con l’ingresso in nazionale a 18 anni, De Cecco diventa ben presto un pilastro della Selección. Dal suo debutto nel 2006, colleziona quasi vent’anni in maglia biancoceleste, attraversando diverse generazioni di compagni e ricoprendo un ruolo centrale come palleggiatore titolare e capitano. La sua presenza in squadra coincide con la crescita esponenziale del movimento pallavolistico argentino a livello internazionale.

I risultati di Luciano De Cecco con la nazionale parlano chiaro: partecipa a quattro edizioni dei Giochi Olimpici, da Londra 2012 a Parigi 2024, dove viene scelto anche come portabandiera. Il risultato più clamoroso è di sicuro il bronzo di Tokyo 2021, dove cui viene nominato anche miglior palleggiatore della competizione. Quella medaglia è il risultato più importante nella storia della nazionale argentina, che eguaglia il bronzo di Seoul 1988, gli unici metalli vinti dall’albiceleste nella disciplina.

Ma non ci sono solo i Giochi, perché De Cecco arricchisce il palmares con un bronzo, quattro argenti e l’oro del 2023 ai Campionati sudamericani. «Luciano è uno dei grandi giocatori che ha l’Argentina all’estero. […] Ha grandi doti tecniche. Lo vidi la prima volta che era praticamente un ragazzino […] e lo identificai subito come un giocatore di buona prospettiva”, raccontava Velasco da CT dell’Argentina dal 2014 al 2018.

The Last Dance

A 37 anni, Luciano De Cecco si appresta a vivere l’ultimo capitolo della sua leggenda in nazionale. Dopo la delusione di Parigi 2024 in cui l’Argentina non è riuscita a superare la fase a gironi, il palleggiatore ha annunciato di voler fare un passo indietro dal nazionale, lasciando intendere che fosse giunto il momento di passare il testimone ai più giovani. Anche per questo il suo nome non è comparso tra i convocati di Marcelo Méndez per la Volleyball Nations League 2025, oltre al ritorno da un intervento chirurgico subito l’anno precedente.

Ma il richiamo a quella che è stata la sua vita da quando è dovuto tornare a casa per quell’alluvione e lasciare la pallacanestro era troppo forte. In estate ha confermato il suo ritorno in nazionale in vista dei Mondiali 2025. Non si tratta di una notizia dal solo aspetto tecnico, anche perché a 37 anni difficile che giochi tutti i minuti tutte le partite, bensì una questione di gruppo e ti testimone generazionale. Per lui l’obiettivo è lasciare l’Argentina nelle mani dei nuovi talenti.

Dal ragazzino di Santa Fe destinato al basket a capitano che porta la bandiera argentina alle Olimpiadi, arriviamo a quello che sarà l’ultimo tango di un giocatore indimenticabile, rispettato e amato in tutto il mondo. Vedremo chi sarà in grado di prendere il suo posto alla guida della nazionale, per portare avanti o rinnovare la tradizione, magari aggiungendo nuove vittorie alla storia del volley argentino.