«La prima volta che ho scoperto la pallavolo, nemmeno sapevo fosse uno sport».
Comincia così il racconto di Robertlandy Simon, giocatore della Gas Sales Bluenergy Piacenza, uno dei centrali più dominanti della storia del campionato italiano di Superlega. Di lui conosciamo i tre scudetti vinti, i due Mondiali per Club, il trionfo in Champions League. L’efficienza quasi ultraterrena in attacco, che in alcune stagioni ha toccato medie del 70% di positività. Quello che invece pochi conoscono sono gli inizi, gli esordi con la Nazionale cubana, i periodi vissuti per le strade di Cuba a sostenersi vendendo zucchero.
«Ho scoperto la pallavolo grazie alle Morenas del Caribe – racconta Simon -. Ricordo che quella leggendaria Nazionale femminile cubana, che vinse tutto comprese due Olimpiadi, si allenava al centro sportivo Velao; io ero lì per accompagnare mio padre. Mi sono ritrovato in mezzo a loro, mi hanno regalato un pallone e io non sapevo nemmeno cosa fosse».
Sei sempre stato bravo a pallavolo o all’inizio hai dovuto faticare?
«No, da giovane ero fin troppo scarso – risponde ridendo -. A 12 anni ero alto 1 metro e 75: tanto ma non tantissimo per la media di Cuba in quel momento. La mia prima passione era il basket, ma gli allenatori mi tagliarono dalla squadra Nazionale giovanile perché non ero adatto e perché la squadra era già al completo. In quel periodo ho provato tutti gli sport, in particolare calcio e baseball; credo che alla lunga mi abbia aiutato avere stimoli differenti, mi ha reso un atleta più completo. La pallavolo mi è iniziata a piacere a 16 anni e pian piano sono entrato nel giro della Nazionale».