Di certo non è semplice, ma Damiano è riuscito a mantenere anche i rapporti costruiti negli anni di gioco in Sicilia, la sua terrà natia. «Sono molto legato alla vecchia guardia e ai ragazzi con cui ho giocato da quando avevo dodici/tredici anni».
E proprio la Sicilia, e in particolare Catania, sono stati il luogo dove sua la grande passione per il volley è nata. «Il mio primissimo approccio con il volley è stato grazie a mia sorella. Io giocavo a calcio e andavo a vedere, insieme ai miei genitori, le sue partite. Guardando lei mi sono appassionato e mi son detto “perché non provare?!”. Negli anni delle scuole elementari e medie ho iniziato a fare qualche torneo e da lì ho smesso di giocare a calcio e ho deciso di giocare a pallavolo».
Il ruolo di libero, che oggi lo vede come uno dei giovani più promettenti del nostro campionato, è un ruolo che ha fatto proprio nel corso del tempo, apprezzandone ogni sfumatura.
«È un ruolo che mi è capitato per caso. All’età di quattordici anni ho partecipato, in Sicilia, al Trofeo delle Regioni, che per noi giovani rappresenta una buona vetrina per mettersi in mostra. In quell’occasione, mi è stato affidato il ruolo di libero. Da lì poi ho continuato a fare un po’ lo schiacciatore e un po’ il libero fino a quando chiaramente non c'è stata la transizione totale».
È stato semplice abbandonare la schiacciata per concentrarsi unicamente sulla difesa e la ricezione?
«Sicuramente, all'inizio, quando ero piccolino, un po' ho sofferto il fatto di non essere più parte offensiva, non poter scaricare un errore con un attacco o con una battuta. Poi, però, ho iniziato a giocare libero e ho iniziato ad amare questo ruolo che è veramente un ruolo di sacrificio, un ruolo che può dare tanto alla squadra sia a livello di energia, sia a livello di abilità andando a toccare un pallone, una copertura, esserci per il compagno. Queste sono tutti gli elementi che amo del mio ruolo. Se posso essere d'aiuto, con qualsiasi cosa per la mia squadra, mi metto a disposizione. Secondo me il libero è un ruolo di sacrificio, che si mette a totale disposizione della squadra».
E nel panorama italiano, la concorrenza in questo ruolo così delicato è davvero molto grande.
«Io cerco sempre di prendere un po’ spunto dai migliori e provare, tutti i giorni, ad allenarmi in palestra e provare a migliorarmi. Per citarne alcuni, mi viene in mente Jenia Grebennikov che è un fenomeno o il libero del Brasile, Sérgio dos Santos, che è stato uno dei primi ad interpretare questo ruolo. Arrivare ai loro livelli è molto difficile perché sono dei fuoriclasse. Mi piace guardare a loro però poi spetta a me andare in campo e mettere in pratica tutto ciò che provo ogni giorno, ogni settimana in allenamento. È molto bello avere una concorrenza così importante in campionato perché siamo tutti liberi giovani e questo non può che stimolarci».