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Keita esulta

La faccia da bravo ragazzo, dalla risata contagiosa e dalle svariate esultanze, l’aquila del Mali, quella più iconica. Noumory Keita vive senza filtri, un amico genuino di due metri e sette che si diletta nel piazzare 28 punti di media a partita nel campionato più importante del mondo. Quando segna, esulta come una superstar. A volte molleggia sulle lunghe leve, rilassa le spalle, sembra troppo facile per lui. E scappano sorrisi, quasi d’imbarazzo, come a dire: “Mamma mia, cos’ho fatto. Avete visto?”

Come non vederlo un dominio del genere. Ma nonostante abbia solo 23 anni, fino a qui la sua carriera potrebbe valere una candidatura alla miglior sceneggiatura. Originale, ovviamente.

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Le origini

Bamako è lo “stagno del coccodrillo”, capitale del Mali, situata nella regione sud ovest, la più ricca e vivibile di questo Stato dalla forma bizzarra, che ricorda vagamente una farfalla dalle ali sproporzionate. Nella città che sboccia dalle sponde del fiume Niger, in una delle migliaia di famiglie Keita, nasce colui che oggi pare il giocatore più dirompente del volley mondiale.

Dalla nonna Awa, al papà Lassana e lo zio Idrissa, hanno giocato tutti. La pallavolo era già nel sangue di Noumory, che all’età di 12 anni viene introdotto in questo mondo. Idrissa è la figura di riferimento, lo zio che da bambini aspettiamo durante le vacanze, pronti ad ascoltare i suoi racconti, che ci lascia meravigliati con un regalo inaspettato. Noumory lo ha sempre ammirato per la gioia che metteva nello sport. Si godeva ogni punto, il divertimento era la sua vittoria.

«Mio zio era il giocatore che volevo diventare, volevo essere come lui e anche superarlo».

Non sappiamo se Idrissa fosse precoce come il nipote, ma sappiamo che a 12 anni il ragazzino esordisce nella squadra del suo comune; mancano dei giocatori, lui era già il più alto della compagnia. E a distanza di due anni, la prima vera occasione per il giovane Keita arriva dal Qatar, quando viene notato dagli scout dell’Al Rayyan SC.

Ma sul Golfo Persico la vita non è come potremmo pensare. Noumory impara subito cosa siano il sacrifico e l’adattamento. A casa erano in cinque compagni di squadra, lui probabilmente il più pronto e sviluppato anche tra le stanze di quel modesto appartamento di Doha. Forgiato nella perseveranza, Noumory cresce, in fretta, e ormai il Qatar non è abbastanza.

Dall'Europa all'estremo Oriente

Il percorso lo porta in una delle grandi Nazioni del volley, la Serbia. Terra fertile del talento, spigolosa, che sa riconoscere un fenomeno sportivo. La prima tappa è a Požarevac, un centinaio di chilometri a sud est di Belgrado, non proprio una di quelle città da inserire in un tour dei Balcani. Avrà pensato lo stesso Noumory? Perché le prestazioni sembrano non decollare. Comunicare è complicato, l’allenatore non lo fa esprimere come vorrebbe. È un anno difficile, il primo in Serbia.

Ma nella seconda stagione arriva la svolta, realizza il suo potenziale e capisce di poter diventare uno dei più forti del mondo. Siamo poco più a sud, nella città di Niš, tra le più antiche della regione, considerata una porta tra Occidente e Oriente. Noumory, questa porta, decide di attraversarla, firmando l’anno seguente per il KB Insurance Stars, della città di Uijeongbu, Corea del Sud.

Un ragazzo di appena 19 anni, che ha già vissuto in tre continenti diversi. Partito da un sobborgo dello “stagno del coccodrillo”, direzione estremo Oriente per seguire quello che ama di più, la pallavolo.

In Asia il suo talento esplode definitivamente. Gli avversari ancora sognano le sue schiacciate, la fascia in testa, la collanina che brilla, il numero 9 sulla schiena di un fenomeno che mette a terra 54 punti in una sola partita. Due volte. Record incredibilmente battuto pochi giorni dopo la seconda, con una prestazione da 56 punti. Di chi? Noumory Keita. Quella del 21/22 è un’annata senza senso. 1261 punti totali, 35.5 punti di media a partita.

La stagione regolare termina con i KB Stars al secondo posto, agili vincitori nella semifinale playoff e con la testa già alla partita per il titolo. Un destino che sembra scritto. Per Noumory è la prima finale della carriera, arriva da una stagione ultraterrena, quando ne mette meno di 40 gli misurano la febbre. Questa finale non è da meno, Keita è pronto a scolpire la Pietà. Vicino al numero 9 il tabellino segna 57 punti.

Per le strade una squadra fa festa. Hanno vinto il campionato. Ma Noumory non si vede, perché sono usciti sconfitti. Nonostante i 57 punti i KB Stars sfiorano l’impresa, spinti dalle ali del loro schiacciatore maliano, che il Sole quasi lo ha toccato, ma è diventato a sua volta una stella.

«Dopo la partita ho passato un momento difficile, perché segnare così tanti punti e aver perso è stato troppo da reggere. Da lì ho imparato che non importa quanti punti segni, perché se non vinci la partita poco importa. Ho capito che ho bisogno dell’aiuto degli altri.»

L'approdo a Verona

Gli altri, oggi, sono i ragazzi di Verona, quelli con cui da ormai tre stagioni gioca, scherza, segna e pianifica nuove esultanze. Come l’ultima di The Penguin.

«Il campionato italiano è un sogno per qualsiasi pallavolista. Mi sono sentito subito accolto alla grande quando sono arrivato. Siamo un bel gruppo, giovane e bene affiatato».

Fuori dal palazzetto non ama girare troppo, farsi vedere per le strade, gli bastano il suo divano con videogiochi e anime. Ma nella città dell’amore Noumory si trova bene. Ed è di poche settimane fa l’annuncio del rinnovo con Rana Verona, e ancora più recente (26 gennaio 2025) un’altra prestazione mostruosa, in finale di Coppa Italia contro Civitanova. 30 punti, miglior marcatore, ma di nuovo a vincere sono stati gli altri.

Verona era al primo appuntamento nazionale importante della sua storia. Adesso ci sono i playoff da giocare, cercando di acquisire ancora più esperienza e crescere insieme al suo fenomeno: l’aquila del Mali.