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Papa e Federvolley

Non c’è stato un Papa che abbia avuto un rapporto con lo sport così forte come Francesco. Se non avesse preso il nome del Santo di Assisi magari si sarebbe chiamato Lorenzo, in onore della sua squadra del cuore, il San Lorenzo de Almagro, dal barrio di Boedo, Buenos Aires.

Si parla di calcio, una seconda fede per gli argentini. Quante volte abbiamo sentito anche un’autorità come Julio Velasco prestare la sua retorica, la sua filosofia e visione della vita al fútbol.

Jorge Maria Bergoglio e Julio Velasco nascono a circa 60 chilometri di distanza, con 16 anni di differenza, il primo a Buenos Aires, il secondo a La Plata. Due storie incredibili e diverse, ovviamente, che il destino incrocia il 30 gennaio 2023 nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. Papa Francesco riceve la Federazione Italiana Pallavolo, quasi 200 tra atleti e membri degli staff, con la squadra di De Giorgi medagliata dell’oro vinto nel Campionato del Mondo 2022 in Polonia, terra di un altro dei pontefici più amati della storia contemporanea, Karol Wojtyla.

C’è Simone Giannelli a mostrare il trofeo, nella speranza che un tocco divino porti nuovi successi, mentre Ofelia Malinov arricchisce la collezione di maglie del Santo Padre donandogli quella azzurra dal numero 1. In fila tutti aspettano il proprio turno nel riguardo di un saluto che ricorderanno per tutta la vita. Nell'attesa, Velasco ha tra le mani un dono, un sacchettino di carta, semplice e modesto, come la Chiesa di Francesco, da cui tira fuori una fotografia in bianco e nero: «È uno scatto di alcuni frati francescani che giocano a pallavolo, mi è sembrata perfetta per l’occasione».

La lucentezza del bianco di Francesco emerge nella sala, tutti gli occhi sono per lui e tutte le orecchie per le sue parole, quando propone alcune indicazioni che trae dalle azioni fondamentali della pallavolo.

Dal primo colpo che dà vita al gioco, la battuta in cui dobbiamo prendere iniziativa, assumerci le responsabilità, che ci aiuta a maturare nella consapevolezza e ad essere protagonisti. Alla ricezione, metafora della prontezza e dell’apertura a suggerimenti, perché non si diventa campioni senza una guida che ci accompagna e motiva. L’alzata come sinonimo di gruppo, dove c’è sempre qualcuno da aiutare per arrivare insieme all’obiettivo comune, in un mondo in cui lo sport può essere mezzo di unità e di integrazione, portatore di messaggi di pace e amicizia. Poi l’attacco, che segna i punti e promuove l’agonismo sano, dettato dal sacrificio e l’allenamento, che trova nel muro la sua opposizione. Un mondo in cui i muri sono segno di presunzione, di divisioni e chiusura, ma che nella pallavolo è un gesto che ci distacca da terra, e quindi dalla materialità e innalza il gioco alla sua espressione più pura, quella del divertimento e della gioia.

Papa Francesco e Julio Velasco

Papa Francesco e Julio Velasco

Oltre alla bandiera albiceleste e tutto quello che ne consegue, Bergoglio e Velasco sono uniti dalla capacità di capire le persone, capire le situazioni e sapersi muovere in direzione di quello che è giusto per provare a migliorare. Che si parli di restaurare un credo, riavvicinando le persone alla propria spiritualità, o che assuma una vena più filosofica e sportiva, inseguendo i risultati sotto rete. Di sicuro persone di questa materia hanno il dono di rimanere nella storia, arricchendo le nostre vite per sempre.