«La squadra è il motivo per qui ho iniziato a giocare a pallavolo e amo questo sport». Alessia Gennari, schiacciatrice parmense, da due stagioni in forze alla Prosecco Doc Imoco Conegliano, tiene molto a questo concetto che è una delle motivazione che l’hanno spinta molti anni fa ad intraprendere una carriera in questo sport.
«Per me è un concetto sacro. La squadra viene sempre prima di tutto, credo tantissimo nella forza del gruppo che supera quella dell'individuo».
E non è sempre così scontato che questo tipo di meccanismo possa scattare in un gruppo di persone accomunate da una stessa disciplina sportiva, nel corso di una stagione. C’è chi impiega più cicli, chi invece desiste dopo i primi insuccessi. Bisogna essere capaci di trovare il modo per camminare insieme verso un unico obiettivo. Che cosa allora rende un gruppo di persone accomunate dalla stessa passione una squadra?
«Credo che le due chiavi importanti in un gruppo – sottolinea Alessia - siano la comunione d’intenti e l’avere obiettivi chiari. Questo fa si che la squadra remi tutta nella stessa direzione, cercando di togliere il più possibile gli individualismi. Tuttavia questi non sono da cancellare del tutto perché è importante anche che ci siano caratteri diversi. Inoltre, nell’essere una squadra credo che possa aiutare il fatto che ciò che facciamo sia il nostro lavoro. Non bisogna erroneamente pensare che per forza bisogna essere tutte amiche: è difficile anche perché ogni anno il gruppo di quattordici giocatrici si rinnova. Trovare amiche, oltre a compagne di squadra, però, può rendere l’esperienza più divertente, profonda ed intensa. Sono quei rapporti che rimangono al di là di quanto si è giocato assieme».
Esiste la ricetta giusta per creare la squadra perfetta?
«Non si può parlare di perfezione. Per la mia esperienza, è un giusto mix tra esperienza e gioventù. È necessario che nella squadra ci siano almeno un paio di leader, ovvero persone che danno l'esempio su come ci si comporta in palestra, di come si lavora e si affrontano le partite, che si prendono più responsabilità, e altre giocatrici più pazze e più tranquille. Serve la disponibilità da parte di tutte a prendersi le proprie responsabilità. Poi, ovviamente, è necessario un direttore d'orchestra, ovvero l'allenatore che riesca a tirare fuori il meglio da ciascuna delle proprie atlete. E i risultati verranno poi di conseguenza».