Il tuo rapporto con la pallavolo, una storia lunga una vita, ultimamente è stato complicato. Come ti ci trovi ora? Ci vai d’accordo?
«Tutti pensiamo che certe cose non possano mai capitare proprio a noi. Le sottovalutiamo, gli diamo poca importanza. Io poi mi sono reputata sempre forte caratterialmente; pensavo di essere in grado di passare sempre sopra di tutto. Ma, a forza di accumulare e accumulare, sono caduta in una sorta di buco nero. Non auguro a nessuno di passare momenti del genere, ma sono contenta di aver ritrovato la mia strada».
«È stato un anno in cui ho imparato a conoscermi meglio, ad ascoltare il mio corpo e i miei pensieri. Non è stato facile perché, quando non ti trovi bene con te stessa, quando non hai fiducia nelle tue possibilità, di conseguenza non riesci ad esprimerti in palestra. Sono però convinta che dai momenti brutti si possa uscire più forti; io ce l’ho davvero messa tutta. Ringrazio tutte le persone che mi sono state vicino in questo periodo, che hanno creduto in me, che mi hanno permesso di ritornare come e meglio di prima».
«In tutto ciò però non ho mai pensato di smettere. Giocare a pallavolo per me resta la cosa più bella del mondo: sono super competitiva e ho sempre voluto tornare. Dovevo solo capire come fare».
La pagina Wikipedia di Ofelia Malinov dice: due podi Mondiali, un Campionato Europeo e una Volley Nations League vinti. Un bottino niente male.
Oggi, a mente fredda, guardando a quel percorso con la Nazionale, come lo giudica? È più contenta dei traguardi raggiunti o frustrata da quelli che sono invece sfuggiti?
«Per come sono fatta io, penso sempre che le cose più importanti debbano ancora arrivare – risponde -. Mi sento di dire che sono felicissima dei risultati che abbiamo ottenuto; siamo un gruppo che è cresciuto insieme, aveva da sempre una grande voglia di vincere. Penso che il secondo posto al Mondiale 2018 non sia arrivato per caso. Per un gruppo giovane iniziare a vincere non è mai facile; noi ci siamo avvicinati a grandissimi obiettivi, ma penso che per il nostro valore avremmo potuto conquistare anche di più. La difficoltà è volersi andare a prendere un traguardo, voler raggiungere un risultato importante, ma senza giocare con la pressione di dover vincere per forza».